Transfer pricing e politiche ESG: impatti e opportunità lungo la catena del valore globale

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Il seguente contributo si occuperà di fornire spunti di analisi e riflessione in merito agli effetti sui flussi intercompany della adozione da parte di un gruppo multinazionale di una nuova strategia di business maggiormente orientata ai principi ESG.

Ecco dunque che, dopo una prima sezione introduttiva, l’articolo procederà a descrivere dapprima i principali riferimenti normativi, comunitari e italiani, in materia di ESG, reportistica di sostenibilità e successivamente si occuperà di fornire un quadro d’insieme delle disposizioni principali riguardanti il transfer pricing. Successivamente, verrà presentata una disamina più articolata dei punti di contatto operativi e strategici tra ESG e transfer pricing.
Verranno approfondite, in particolar modo, le tematiche relative alla catena del valore globale e all’analisi di comparabilità. Da ultimo, si condivideranno alcune considerazioni finali di chiusura.

Introduzione: il legame “concettuale” tra transfer pricing e politiche ESG d’impresa

Gli sviluppi della normativa internazionale in ambito ESG rappresentano uno dei temi attualmente più rilevanti per le società e le realtà imprenditoriali, influenzando sia i modelli di business sia quelli organizzativi. L’attenzione e l’interesse verso la responsabilità economica, sociale e ambientale dell’impresa è in continuo aumento e anche i più recenti eventi socio-economici (come, ad esempio, la pandemia e la guerra russo-ucraina) hanno fortemente contribuito all’accelerazione della dinamica di transizione.
L’inizio del processo di consapevolezza e sviluppo riguardante le tematiche ESG risale al 2015, quando gli Stati membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite hanno emanato i Sustainable development goals (SDG), consistenti in un pacchetto di 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030. Gli SDG rappresentano un piano di azione globale incentrato sullo sviluppo sostenibile, da ottenere attraverso il contrasto a problemi di rilevanza universale quali, tra gli altri, povertà, fame, mancanza di istruzione, cambiamenti climatici e disparità di genere. Relativamente al contesto “aziendale”, gli SDG forniscono una bussola concettuale tramite cui le organizzazioni possono orientare e declinare la propria strategia di sostenibilità.

Parallelamente, a partire soprattutto dal 2010, le istituzioni sovranazionali hanno dato vita a una serie di iniziative volte a limitare i fenomeni di elusione fiscale, pianificazione fiscale aggressiva e concorrenza fiscale tra Stati. Tali sforzi si sono intensificati a partire dal 2013 con il lancio del progetto Beps (Base erosion and profit shifting), con il quale l’Ocse si è posta l’obiettivo di contrastare quelle strategie messe in atto dai gruppi multinazionali per erodere la base imponibile e/o trasferirla artificialmente verso giurisdizioni a bassa fiscalità. Si colloca in questo contesto la revisione e l’aggiornamento delle linee guida Ocse sui prezzi di trasferimento (Oced Transfer pricing guidelines for multinational enterprises and tax administrations), finalizzate alla regolamentazione della disciplina del transfer pricing all’interno delle entità multinazionali. Nella stessa direzione vanno altre iniziative intraprese nello scorso decennio, come ad esempio la Direttiva europea DAC 6, che può essere pensata come uno strumento per il contrasto a evasione ed elusione fiscale da parte dei diversi Paesi, grazie alla tempestiva condivisione di informazioni relative a schemi di potenziale pianificazione fiscale aggressiva transnazionale.

Un primo punto di contatto, quindi, tra le questioni riguardanti gli aspetti ESG e quelle afferenti al transfer pricing, può essere trovato a livello di “visione strategica”, tanto sul piano aziendale quanto su quello istituzionale; infatti, ad esempio, benché gli SDG non abbiano una sezione dedicata nello specifico all’area “tax”, le politiche – e le problematiche – di natura fiscale possono essere ricondotte a 2 obiettivi SDG. Più precisamente, si tratta del numero 16 (“Peace, Justice and Strong Institutions”) e del numero 17 (“Partnership for the goals”). Inoltre, la crescente attenzione alle tematiche in oggetto ha portato a un progressivo riesame, da parte delle organizzazioni, delle proprie pratiche e politiche, anche aventi come oggetto la gestione del rischio e della responsabilità fiscale.
 

Alcuni esempi di come le questioni tax possano essere incluse nella sfera ESG, sia privata che istituzionale, sono:

  • ambiente: i Governi spesso utilizzano lo strumento fiscale per incentivare alcuni comportamenti virtuosi in materia ambientale (investimenti in energia rinnovabile o altre tecnologie verdi). Al contrario, i Governi utilizzano la politica fiscale per disincentivare le attività dannose per l’ambiente (si pensi, ad esempio, alle carbon e plastic tax), con ripercussioni sui business;
  • sociale: negli ultimi decenni, gli stakeholders sono sempre più interessati al comportamento dei gruppi multinazionali in materia di pianificazione fiscale;
  • governance: sempre più gruppi multinazionali tendono a migliorare i loro modelli di governance e i loro processi, compresi quelli relativi alla strategia fiscale. Questo anche, e soprattutto, in ottica di una maggiore trasparenza e comunicazione circa le proprie politiche in ambito tax.

Di seguito, dopo una parte introduttiva, si descrivono i principali riferimenti normativi, comunitari e italiani, in materia di politiche ESG, reportistica di sostenibilità e transfer pricing. Poi, verrà presentata una disamina più articolata dei punti di contatto operativi e strategici tra ESG e transfer pricing.

Verranno approfondite particolarmente le tematiche relative alla catena del valore globale e all’analisi di comparabilità.

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