Internazionalizzazione e modalità di distribuzione sui mercati esteri: aspetti operativi

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Il seguente contributo si occuperà di fornire spunti di riflessione quanto a possibili modalità di distribuzione dei prodotti e servizi di una impresa italiana su mercati esteri, cercando di coniugare aspetti operativi e risvolti di natura fiscale. Con un livello crescente di complessità nella organizzazione e gestione del business e di maggiore prossimità al mercato di sbocco, si partirà facendo alcune considerazioni riguardanti le vendite a distanza e l’e-commerce, per poi prendere in considerazione il contratto di consignment stock. Successivamente, con l’obiettivo di un ulteriore consolidamento della presenza sul territorio estero e una maggiore iniziativa imprenditoriale, si prenderanno in esame gli aspetti caratterizzanti il contratto di agenzia e quello di distribuzione. Infine, il contributo si concluderà con alcune considerazioni di natura metodologica quanto alla necessità di una opportuna programmazione della iniziativa di internazionalizzazione.

Introduzione: l’espansione delle imprese italiane all’estero

L’export per le imprese italiane rappresenta un’importante opportunità per aumentare i ricavi e conferire una maggiore stabilità al business di riferimento. Nel 2022, 137.664 operatori economici hanno effettuato vendite di beni all’estero (137.220 nel 2021). La loro distribuzione per valore delle vendite conferma la presenza di un esteso segmento di “micro esportatori”: 75.151 operatori presentano un ammontare di fatturato all’esportazione molto limitato (fino a 75.000 euro), con un contributo al valore complessivo delle esportazioni pari allo 0,2%. D’altra parte, 5.652 operatori appartengono alle classi di fatturato esportato superiori a 15 milioni di euro; questo segmento realizza il 74,3% delle vendite complessive sui mercati esteri.
Rispetto all’anno precedente, nel 2022 l’export degli operatori appartenenti alla classe di fatturato estero inferiore a 50 milioni di euro cresce in valore dell’8,3%. Questo risultato sottende incrementi di diversa entità per le classi interne a questo aggregato: aumentano in misura ampia le vendite all’estero degli operatori appartenenti alla classe di fatturato estero compresa tra 5 e 50 milioni di euro (+10,8%), mentre si registrano incrementi molto più contenuti per la classe compresa tra 750mila e 5 milioni di euro (+1,6%) e per quella che fattura all’export meno di 750.000 euro (+0,4%). Aumentano a un tasso superiore a quello medio le esportazioni degli operatori della classe di fatturato all’export più ampia (oltre 50 milioni di euro), con una crescita delle vendite del 26,2%.
Conseguentemente, la scelta – anche per le società di piccole dimensioni – dello strumento più adeguato per promuovere a distanza i propri prodotti (ad esempio attraverso l’e-commerce) oppure avere un primo presidio su un mercato estero che consenta di espandere progressivamente il business oltre confine richiede una serie di attente valutazioni in grado di coniugare positivamente aspetti operativi, risvolti legali e norme fiscali.
Nelle successive sezioni del presente contributo, dunque, verranno presentate alcune fattispecie di diversa complessità che – in un crescendo di modalità operative – consentono agli operatori economici (in primis, società) di affacciarsi su mercati esteri oppure di fare il loro ingresso in territori dove non sono ancora presenti.

 

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